Questa mattina stavo leggendo i vari portali di notizie che seguiamo e fra tutti mi ha attirato questa domanda…
Come sarà il futuro dell’Arte?
Con Chiara ne abbiamo parlato spesso, e anche qui nel Blog più volte ti abbiamo fatto questa domanda e….
La prima risposta che ci viene è: Sarà straordinaria �
Perchè crediamo questo?
Semplice, l’Arte è un qualcosa che ognuno di noi ha dentro e la troviamo in tutto quello che ci circonda…e perchè non dovrebbe continuare?
Ma non solo, grazie alle nuove tecnologie, sia nella realizzazioni grafiche sia in quelle di scultura o qualsiasi altra forma artistica rappresentativa avremmo sempre più possibilità…
Un esempio? Guarda il video…
Alla base di queste opere d’arte c’è l’algoritmo di deep learning noto come Gan (Generative Adversarial Network), lo stesso che ha prodotto i volti che non esistono e che è alla base dei tanto temuti video deepfake. Questo sistema, che consente di creare (anche) opere d’arte, è considerata l’ultima frontiera nel campo dell’intelligenza artificiale. Parlare di “algoritmo”, però, è scorretto: nel Gan ne vengono infatti utilizzati due, in competizione tra loro.
Per iniziare, si forniscono ai due algoritmi i dati necessari all’addestramento (per esempio, centinaia di migliaia di immagini di opere d’arte), dando però loro due compiti differenti. Il primo algoritmo, chiamato generatore, sfrutta il suo database per creare delle immagini originali. Il secondo, chiamato discriminatore, dovrà determinare se i risultati che gli vengono sottoposti sono stati creati dal primo algoritmo o sono invece parte del database. Più è accurato il lavoro del generatore, maggiori sono le possibilità di ingannare il discriminatore (immaginatevi qualcosa di simile alla sfida tra un falsario e un critico d’arte).
Ogni volta che il secondo algoritmo rifiuta correttamente ciò che gli viene sottoposto (accorgendosi quindi che è opera del generatore), il lavoro ricomincia da capo e il generatore è spinto a migliorarsi per riuscire a ingannare il suo avversario. La competizione tra i due algoritmi termina quando il discriminatore non è più in grado di distinguere gli esempi usati per l’addestramento dai risultati ottenuti dal generatore.
Tutto questo non è per dire che (per questo esempio) i pittori del futuro saranno gli algoritmi ma, almeno noi, crediamo che questi saranno ottimi compagni di viaggio nella creazione di nuove straordinarie opere e saranno alla portata di tutti.
Non per niente gli algoritmi sono stati inventati e scritti da persone…
Immagini quindi cosa potrebbero fare dei veri artisti trasferendo la loro idea creativa tramite algoritmi?
Sicuramente ne vedremo delle belle…. 😉
E per concludere ecco un’altro esempio caratteristico:
Il 25 ottobre 2018 l’opera chiamata Ritratto di Edmond Belamy è stata venduta a un’asta di Christie’s per 432500 dollari. È il ritratto di un gentiluomo ottocentesco, forse un uomo di chiesa. A distinguere questa opera da un ritratto classico è la mancanza di buona parte dei tratti del volto, il che rende il dipinto più contemporaneo e anche vagamente inquietante.
E sempre fatto da un algoritmo 🙂
Un saluto e a presto,
Salvatore.