La prospettiva nel disegno dal vero

Introduzione

L’illusione dello spazio tridimensionale su di una superficie tridimensionale si ottiene “deformando” gli oggetti e le forme secondo le regole della prospettiva. Essa si può definire proprio come un sistema di rappresentazione della profondità su di un foglio bidimensionale. 

Padroneggiare la prospettiva è fondamentale per conferire coerenza e realtà al soggetto che si ritrae. 

Conoscere le regole della prospettiva è ciò che fa la differenza tra un disegno fatto da un professionista e il disegno di un bambino.

La prospettiva lineare è un metodo scientifico di rappresentazione dello spazio che fornisce un’immagine molto somigliante a quella percepita dall’occhio umano. Teorizzata in epoca Rinascimentale da Leon Battista Alberti è forse la rivoluzione più importante della storia della pittura e così come allora viene insegnata oggi nelle scuole d’arte, di architettura, di design, di grafica.

Nel disegno a mano libera si utilizza però un metodo prospettico intuitivo basato sull’osservazione e non sulla misurazione geometrica. 

I principi prospettici su cui si basa sono:

  1. La convergenza delle linee di profondità in punti collocati sulla linea di orizzonte (punti di fuga) 
  2. La progressiva riduzione delle altezze e delle distanze degli elementi posti in profondità.
  3. La sovrapposizione. Ciò che appare in primo piano è percettivamente più vicino a noi mentre ciò che risulta parzialmente coperto da altri oggetti è visivamente dietro di esse.

La prospettiva quindi deforma secondo il principio della convergenza verso uno o più punti di fuga infinitamente lontani gli spazi e gli oggetti. Più un oggetto è grande più subirà questa deformazione.

Per meglio comprenderla ed applicarla correttamente, l’unico modo è esercitarsi assiduamente con esercizi molto graduali.

La gradualità qui è d’obbligo per non rischiare di non capirci nulla.

Per familiarizzare con i principi prospettici consiglio di iniziare però da un semplice esercizio che puoi eseguire sia su carta bianca che su fogli quadrettati, se vuoi provando a usare due elastici o fili per capire meglio il funzionamento delle linee di fuga.

Inizierai così a familiarizzare con i due tipi di prospettiva, quella centrale e quella accidentale.

Userai la CENTRALE quando il tuo punto di vista sarà frontale ad un lato dell’oggetto che ritrai, userai la ACCIDENTALE (O LATERALE) quando sarai frontale ad un angolo, cioè accidentale ai lati dell’oggetto.

Nelle immagini proposte vediamo a confronto l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci e quella del Tintoretto.

Nella prima l’impianto compositivo spaziale è strutturato secondo le regole della prospettiva centrale, ma con il punto di fuga (punto a cui convergono tutte le linee della profondità) esattamente centrale al dipinto.

Nel secondo abbiamo al contrario un esempio di prospettiva centrale con il punto di fuga volutamente decentrato (ma siamo comunque paralleli ad un lato corto del tavolo) dunque tutta la composizione assume un aspetto drammatico e instabile. 

Le linee gialle indicano la LINEA DI ORIZZONTE, ovvero la linea che indica l’altezza degli occhi dell’osservatore (LO) e alcune linee di forza dei dipinti che convergono nel punto di fuga.

Proviamo adesso a capire insieme quali sono gli espedienti operativi per impostare la visione prospettica nel disegno di oggetti…

Andiamo a cercare alcune scatole di cartone in casa e proviamo a posizionarle davanti a noi in diversi modi.

Come puoi vedere nell’immagine, osservando la base dell’oggetto puoi capire se esso è orientato rispetto a te secondo una prospettiva centrale (un lato è tutto parallelo a te, come nel solido centrale) oppure accidentale (in primo piano c’è un angolo e tutti i lati dell’oggetto sono accidentali rispetto al tuo sguardo)

I passaggi per disegnare un oggetto in prospettiva centrale sono quindi questi:

  1. Disegno il lato frontale a me

3. Stabilisco la posizione del punto di fuga (che determinerà quali altri lati dell’oggetto vedo dalla mia posizione è come saranno orientati) e vi congiungo tutti i 4 angoli del lato che mi appare frontale.

4. Chiudo il solido determinando ad occhio l’ampiezza della profondità che “vedo” dalla mia posizione.

Posso esercitarmi cambiando infinite volte la posizione del punto di fuga. Provate a spostare la scatola davanti a voi a destra o a sinistra, più in alto e più in basso(senza ruotarla) e vedrete come cambia radicalmente il vostro punto di vista e di conseguenza il disegno.

Nel caso della prospettiva accidentale dobbiamo ricordare che i punti di fuga dei lati della scatola sono 2, posti comunque lungo la stessa linea di orizzonte.

In questo caso procedo così:

  1. Fisso i due punti di fuga e traccio la linea dello spigolo in primo piano

2. Congiungo in magone alto e basso della linea a entrambi i punti di fuga a destra e a sinistra e stabilisco sempre ad occhio, in base alla forma dell’oggetto che ho davanti in copia dal vero, l’ampiezza dei lati della scatola.

3. Congiungo come prima, tutti i margini superiori e inferiori delle nuove linee verticali ai punti di fuga opposti per ricostruire i lati superiore e inferiori della scatola.

I lati interni naturalmente non vanno tracciati in modo marcato ma vale la pena tracciarli in modo leggero all’inizio per capire se tutto quadra nell’insieme dell’oggetto.

Tieni sempre presente che la nostra visione legge le “profondità” degli oggetti attraverso deformazioni prospettiche. Le basi circolari delle bottiglie o i lati rettangolari di un parallelepipedo, a seconda del nostro punto di vista diventeranno “ellissi” o “rombi” più o meno schiacciati in funzione dell’altezza del nostro punto di vista.

Man mano che il nostro punto di vista si avvicina all’ortogonalità rispetto al soggetto, le forme si schiacciano fino a divenire piatte, come nelle proiezioni ortogonali.

Abituati a gestire la pressione del segno grafico; molto leggero nella prima fase di costruzione e abbozzo delle forme e via via più deciso per la definizione dei dettagli. Mai la linea deve essere spessa e sporca. Abituati da subito ad utilizzare una “linea tonale” ovvero una linea modulata più chiara nelle parti in luce e più decisa nelle parti in ombra. Nel disegno dal vero “pittorico” come quello di cui stiamo parlando, la linea deve fondersi al chiaroscuro praticamente fino a sparire poichè nella realtà essa non esiste.

Proviamo adesso a costruire un disegno dal vero di qualche scatola in prospettiva. Sceglierai e disporrai una composizione tanto complessa quanto desideri in base al tuo livello di comprensione dell’argomento e abilità grafiche precedenti. Il consiglio è quello di partire con oggetti quadrangolari e non cilindrici; approfondiremo in altre lezioni anche oggetti di natura diversa. 

La mia composizione di esempio è questa ma naturalmente tu NON DEVI copiare la mia fotografia ma disporre una tua composizione e osservarla dal vero.

Ho due oggetti e due diverse prospettive, centrale e accidentale. Il punto di vista da cui guardo e’ molto alto. Congiungo in modo immaginario le linee di profondità per capire dove si trovano e dunque a che altezza è la mia linea di orizzonte (gialla).

Parto quindi disegnando la mia linea di orizzonte molto in alto nel foglio. Poi disegno un rettangolo per la cassettiera di proporzioni 2(altezza) per 3(larghezza) sfruttando la modularita’ dei cassettoni quadrati e lo spigolo centrale della scatola sottostante che coincide con una delle verticali della cassettiera.

In modo molto intuitivo, successivamente, posiziono il punto di fuga centrale e congiungo ad esso le linee superiori della cassettiera per crearne la profondità, mentre per quanto riguarda la scatola di base, mi basta osservare dove essa incrocia con l’oggetto sovrastante per ricostruirne la prospettiva senza alcuna difficoltà.

Ecco che posso procedere tranquillamente a dettagliare tutti gli oggetti per concludere la mia prospettiva dal vero.

Conclusione

Perché mi sono concentrata su queste semplici e poco interessanti scatole?

Perché si tratta della base fondamentale da cui partire. Per disegnare la maggior parte degli oggetti che esistono, potete partire ragionando come se queste fossero inscrivibili in un parallelepipedo e poi, solo successivamente andare a definire i dettagli della forma. Così vale se disegniamo una pila di libri.. che non sono altro che parallelepipedo sottili, o una sedia, una parallelepipedo “svuotato”

Ecco perché è così importante avere bene in mente, in maniera chiara, come funziona questo processo che ci permette di creare lo spazio e collocare all’interno in maniera coerente tutti gli oggetti che desideriamo rappresentare.  

Ciò non toglie che l’esercizio non sia solo fine a se stesso ma possa dare luogo anche a composizioni interessanti e belle alla vista. 

Vi allego alcuni esempi di composizioni veramente stimolanti, anche dal punto di vista delle superfici e del colore

Per prendere maggiore confidenza con questo tipo di esercizio, prova anche ad alternare lo strumento che usi, dalla matita alle matite colorate, alle penne, ai pennarelli, in modo da acquisire anche maggiore sensibilità nella mano e migliorare il segno grafico. 

Buon lavoro

Chiara