Da Mandiberg a Gijsbrechts, fino a Chagall e i coniugi di Van Eyck

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Simone Rega
Appassionato d’arte dalla nascita, Simone è Storico dell'Arte, Operatore Culturale, Guida turistica e Blogger d’arte di Mantova.
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Appassionato d’arte dalla nascita, Simone è Storico dell'Arte, Operatore Culturale, Guida turistica e Blogger d’arte di Mantova.

In questo numero:

L’artista americano che ha provato a stampare Wikipedia 

Il pittore che sfidò la corte danese con un “inganno” 

La risposta era… Marc Chagall, Io e il villaggio 

Dentro i dettagli dei Coniugi Arnolfini di Van Eyck

… e altro (tra parentesi)

Buona lettura 😉

Simone Rega

Dentro il museo. Conoscere a distanza

Quanto è grande Wikipedia? Carta v.s. Digitale

La pandemia ha trasformato il modo in cui comunichiamo.

Tante conference call, videochiamate e meno incontri di persona. Anche l’individuo sta subendo quello stesso processo di smaterializzazione che sta coinvolgendo i documenti e l’informazione. Proviamo solo ad immaginare quanti libri, enciclopedie e mappamondi ci portiamo appresso ogni giorno solo mettendo uno smartphone nella tasca dei pantaloni.

L’artista americano Michael Mandiberg si è chiesto “quanto è grande Wikipedia?”.

Ovvero quanti libri sarebbero necessari per stampare tutte le informazioni contenute? E quanto spazio occuperebbero?

L’artista ha realizzato un software in grande di analizzare il database di Wikipedia. La prima performance è avvenuta presso la Denny Gallery di New York con la collaborazione di Eyebeam, the Banff Centre, Lulu.com e la Wikimedia Foundation.

L’opera finale è il risultato di tre anni di lavoro e si compone di 7.473 volumi di 700 pagine ciascuno. Di questi solo 106 sono stati stampati in bianco. Questo esperimento ha rafforzato il concetto di cultura digitale che, spesso lo diamo per scontato, riguarda anche gli spazi fisici.

La digitalizzazione avviene negli Archivi come nei Musei ed è fondamentale per raccogliere le opere potenzialmente deteriorabili, per salvarle e per studiarle meglio e con nuovi strumenti. 

Quello che alcuni percepiscono come un inginocchiarsi di fronte alla tecnologia altri lo vedono come un gesto salvifico e un’evoluzione dell’uomo contemporaneo sempre più alleggerito del peso delle cose perché tutto più micro, più digitale, più smart.

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Ti racconto. Storie dall’arte

Il quadro che rappresenta un quadro

L’opera è stata realizzata nel 1670.

Tre anni prima era morto Borromini mentre a Versaille il Re Sole sta costruendo la sua corte tutta cipria e svaghi. Cornelis Gijsbrechts, pittore di Anversa, si trova alla corte danese e da buon cultore del fare fiammingo realizza un’opera strabiliante per precisione e realismo fotografico.

Forse senza pari. Riproduce esattamente il retro di un quadro. Il telaio in essenza di legno, la sottile polvere, la levigatura approssimativa della tavola di legno che presenta alcuni effetti di una lieve muffa.

E poi, come minuscole mosche, si notano i chiodi ricurvi a colpi di martello per mantenere fissata la cornice al telaio. Lungo i bordi del telaio si nota la tela in eccedenza uscire di poco. Sul lato superiore sinistro si nota un cartellino e un numero in cifre, 36, così come venivano catalogati e inventariati i quadri.

Anche il cartellino dimostra l’abilità tecnica del pittore. Un vertice non è fissato, si rialza e conferisce maggiore tridimensionalità all’opera. 

L’opera, dal titolo Inganno, rappresenta una sfida, un gioco con il pubblico, una dimostrazione di tecnica, un punto esclamativo all’abilità di cui il pittore intende dare sfoggio. Il suo stile è caratterizzato per una forte attenzione alla “vanitas”, tema centrale nell’Olanda del Seicento.

Di Cornelis Gijsbrechts le notizie sono scarse. Nel 1660 diventa membro della Corporazione di San Luca. Nel 1657 è datata la prima opera conosciuta. Tra il 1665 e il 1668 fu ad Amburgo e poi fino al 1672 fu al servizio della corte di Copenaghen.

La maggior parte delle sue opere si trova in Danimarca. La data di morte è incerta perché non documentata. Sicuramente dopo il 1675 visto che si trova con certezza a Bruges. Gijsbrechts era solito firmare con la sigla”CND”. 

Inganno, 1670, olio su tela. Statens Museum for Kunst, Copenaghen. 

Zoom. Segni particolari

Chagall il pittore che sembra francese

Chagall non era francese.

Siamo portati a dire il contrario anche perché tecnicamente dal 1937 il pittore ha la cittadinanza francese. Ma Chagall è russo, per meglio dire un ebreo russo yiddish, e il suo vero nome era Moishe Segal francesizzato poi in Chagall.

Già per queste sole tre righe bisogna spiegare molto. Chagall non ha sempre voluto fare il pittore, il suo vero sogno era di essere un ballerino, ma il suo villaggio di Lazna era davvero troppo stretto per la sua fantasia. Studia, cambia lavori di continuo, non si accontenta, si sposta e ottiene sempre il supporto di personaggi influenti che lo porteranno a lasciare la regione di Vitebsk e la Russia.

Vinaver, un deputato russo della Duma, gli fa conoscere il pittore Bakst che in quegli anni era in contatto con Parigi per realizzare le scenografie e i costumi per i balletti russi. Ed è così che Chagall nel 1910 parte per la capitale francese, e capitale dell’arte europea, come decoratore di balletti russi. 

Ha 24 anni e Parigi lo sconvolge.

Qui si scontra con tutte le espressioni di un’arte fatta di colori e forme che ancora non aveva visto. I cubisti, gli espressionisti, i fauves. Ed è così che le prime opere di Chagall si caricano di un linguaggio cubista solo apparente che gli serve per dividere lo spazio del dipinto e non a scomporre del tutto le figure come Piccaso e Braque.

Se con loro il soggetto era frammentato qui è la scena ad essere divisa in piani sequenza che diventano lo spazio in cui succedono piccole cose, si muovono personaggi e animali, quasi senza coerenza gli uni con gli altri. Questo modo di procedere lo aveva appreso da Robert Delaunay, si chiamava simultaneisimo.

Tante cose che succedono nello stesso momento. Una delle prime opere, datata 1911, è “Io e il villaggio”, una citazione e un omaggio alla Russia, al villaggio della sua infanzia. 

Il suo profilo e quello di una capra si fronteggiano. Dentro il muso della capra una contadina sta mungendo una mucca.

Sullo sfondo c’è una fila di casa, una è capovolta, e l’inconfondibile chiesa del suo villaggio. Al centro due contadini sembrano improvvisare un passo di danza, lei però è gambe all’aria. I colori sono quelli elettrici e furenti dei fauves. Questo stile accompagnerà Chagall fino all’ultima delle sue opere, fino alla morte che lo coglierà nel 1985.  

Indovinello di questa settimana

I tre indizi per la prossima opera:

Ecco gli indizi dell’opera di cui parleremo nella prossima newsletter. Si tratta di un olio su tela, realizzato tra il 1523 e 24, in una raffinata città e corte rinascimentale, e che si trova a Cracovia. Avete proprio tutti gli elementi per fare giusto anche al primo tentativo. 

Storie da sfogliare 

Mettere gli occhi e il naso dentro ad un dipinto

Il libro che vi proponiamo questo mese è uno di quelli che vi tengono compagnia per poche sere sul comodino ma poi rimangono a lungo nella memoria.

Le opere dei pittori fiamminghi del Quattrocento hanno da sempre riscosso molto fascino e quello di Jan Van Eyck in modo particolare. Non abbiamo potuto ammirare la grande mostra che nel 2020 a Gand ha portato moltissimi capolavori e che la pandemia ci ha permesso di vedere a distanza.

Il ritratto dei coniugi Arnolfini (olio su tavola, datato 1434 e conservato alla National Gallery) non è solo un quadro ma si trasforma in un esercizio di stile per gli storici dell’arte che indagano simboli e significati dietro ad ogni dettaglio. E l’opera si presta molto bene.

Jean-Philippe Postel indaga il dipinto partendo da quello che sappiamo, dalle attribuzioni storiche, dalla presentazione dei personaggi fino a compiere una ricerca minuta ed entusiasmante nei meandri che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi. 

La candela, i medaglioni, il leone, il diavolo, il ciliegio, gli zoccoli, le arance, le pianelle, lo specchio. Buon viaggio all’interno dell’opera. 

Tra (parentesi)

Una rubrica dedicata alle vostre curiosità

Inviateci le vostre domande e Simone vi risponderà nella prossima newsletter. Spesso tra parentesi o tra i riferimenti a margine ci sono le note più curiose e in pochi le vanno a vedere. Qui invece trovano spazio e trovate spazio voi e la vostra voglia di conoscere

Alla prossima uscita,

Simone Rega

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