In questo numero:
Dante e la sua Mostra Virtuale
Kim Tschang-Yeul. Un pittore che per tutta la vita ha dipinto gocce d’acqua
La risposta era… Jeanne Hébuterne, da modella cubista a pittrice
Buona lettura 😉
Simone Rega
Dentro il museo. Conoscere a distanza
Dante non poteva sapere di diventare una mostra virtuale
“A riveder le stelle”.
In occasione dell’anniversario della morte avvenuta nel 1321 il Museo degli Uffizi dedica al poeta una mostra virtuale dedicata ai disegni che illustrano il Poema e realizzati alla fine del Cinquecento da Federico Zuccari.
Il museo li raccoglie tutti, sono 88, e costituiscono la più importante collezione illustrata della Commedia prima dell’Ottocento. Il progetto è stato reso possibile attraverso un’opera di digitalizzazione che permette ad un’opera di essere studiata, conservata e offerta al pubblico in modo diverso.
La multimedialità non è un accessorio e la pandemia ha certamente accelerato quelle dinamiche italiane più sopite e tendenti a conservare applicando dei principi meno d’avanguardia.
Sia chiaro che un’esperienza multimediale non può sostituire quella reale – ormai è un assioma più che un concetto – ma può migliorare lo sguardo dello spettatore perché i contenuti, in altissima definizione, possono essere visti nel dettaglio, avvicinando il naso allo schermo e con i tempi che decide lui. Si può ben dire che sono tutti vantaggi. Gli svantaggi già li sappiamo.
Ma se partiamo dal presupposto che la digitalizzazione può aiutare allora potremmo vedere il virtuale con un occhio diverso, meno critico e più possibilista.
QUI IL LINK DELL’ARTICOLO DEGLI UFFIZI
DA QUI POTETE ACCEDERE ALLA VISIONE DELLA MOSTRA
Ti racconto. Storie dall’arte
Il pittore che sfidò le gocce d’acqua
Il 5 gennaio 2021 è morto il pittore Kim Tschang-Yeul. Un pittore che per tutta la vita ha dipinto gocce d’acqua, una sfida paziente e infinita nel fermare l’attimo di luce e di tremore di piccolissimi accidenti dell’atmosfera. L’atto di dipingere le gocce d’acqua dissolve ogni cosa al loro interno, fa tornare tutto a una trasparente “nullità”: io riverso ogni rabbia, paura, ansia nella ‘nullità’, scoprendo la pace e la soddisfazione.
Kim è stato il pioniere dell’arte astratta sudcoreana per dedicarsi poi al suo soggetto che lo accompagnerà dal 1970 fino alla fine. In Corea aveva studiato arte fino allo scoppio della guerra avvenuto nel 1953. Negli anni Cinquanta e Sessanta si lega al movimento della pittura informale realizzando a 34 anni la prima esposizione personale a Seul.
Ma è il viaggio che caratterizza il miglioramento degli artisti, la conoscenza di altre culture e di altri linguaggi. Così arriva nella New York della Pop Art dove spadroneggia la cultura di Andy Warhol. Non mi piaceva molto, anche se con il senno di poi mi ha influenzato. Il materialismo della società americana, penetrato nell’arte, mi metteva a disagio.
L’attenzione verso il suo soggetto prediletto nasce per caso, sembra il racconto di un aneddoto di pittura greca e invece è andata proprio così. Contento di un lavoro, avevo lanciato delle goccioline sul retro di una tela con le mani: ho notato che stavano là, ferme, e luccicavano. Erano straordinarie, ho pensato: devo fare questo. Era il 1970.
Le gocce vennero riprodotte ovunque, in ogni formato, studiandone i riflessi, la luce e giocando sulla tridimensionalità. Una sfida che assomiglia alla coltivazione di un bonsai, un lavoro lento e maniacale, paziente e riflessivo. Kim ha sostituito la riproduzione pop del volto di Marilyn e della Campbell Soup con quella delle gocce, della cosa più effimera che grazie a lui diventava eterna. La riproducibilità tecnica espressa da Benjamin qui diventa la formula pittorica che consegna l’eternità alle gocce d’acqua.
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Zoom. Segni particolari
Jeanne Hébuterne pittrice
Il dettaglio della scorsa newsletter era davvero facile. Anche se in piccolo e in parte tagliato si poteva riconoscere il caratteristico collo allungato dei volti di Modigliani. Il dipinto di piccolo formato ritrae Jeanne Hébuterne, datato 1918 e attualmente si trova in una collezione privata.
Jeanne era la musa del pittore, la sua ispiratrice, la donna che molto spesso si ritrova nei dipinti e che condividerà con lui gli ultimi anni di vita e in parte anche la morte.
Grazie al fratello viene introdotta nella comunità artistica di Montparnasse avendo successo come modella. La perfezione del suo viso diventa un tratto caratteristico, ricercato dai pittori cubisti del tempo, e diventerà anche il suo soprannome ovvero “noix de coco”.
Ma non vuole solo essere una modella, Jeanne vuole diventare una pittrice. Studia all’Académie Colarossi dove nella primavera del 1917 incontrò Modigliani. Un anno dopo sono già una coppia, nella vita e nell’arte. Si trasferiscono a Nizza dove nasce la figlia Jeanne. Di ritorno a Parigi si trasferiscono nell’atelier in rue de la Grande-Chaumière.
Sono arrivati fino ad oggi alcuni dipinti realizzati da Jeanne. Richiamo l’atmosfera artistica del tempo. Dentro c’è Matisse, Picasso, Braque e tutta la vitalità di Montparnasse.
Forse siamo in errore nell’associare il suo nome solo alla vita di Modì e così facendo rischiamo di inquadrarla per sempre nel ruolo di modella, di noix de coco. Si sentiva pittrice, era pittrice. Le serviva più tempo. L’autoritratto che trovate nell’articolo ci mostra che il suo stile non imitava Modigliani, non le voleva somigliare, voleva essere Jeanne. Già questo ci fa intuire la grande personalità di un’artista che non si è lasciata condizionare dalla pittura così unica del compagno.
Indovinello di questa settimana
I tre indizi per la prossima opera:
Ecco gli indizi dell’opera di cui parleremo nella prossima newsletter. Si tratta di un olio su tela, datazione 1823 e riguarda un paesaggio molto freddo. Più che indizi è una descrizione molto sintetica. Altro consiglio. Siamo abituati a pensarlo di grandi dimensioni ma in realtà è più piccoli di quello che pensiamo.
Storie da sfogliare
Ambroise Vollard e l’inizio di una professione
Nella storia dell’arte oltre agli artisti bisogna dare la giusta importanza anche ai critici e ai mercanti, nuove figure professionali in un periodo in cui un dipinto o una scultura diventano opere d’arte, vengono esposte, viaggiano e vengono raccolte in mostre. Fu il mercante di artisti del calibro di Picasso, Renoir, Cézanne, Gauguin e Van Gogh.
Essere un mercante di questi artisti significa anticipare la concorrenza, annusare il talento e realizzare delle mostre quando ancora nessuno lo ha fatto. Così Vollard fu il primo a sostenere le opere di Picasso già a partire dal 1901 e realizzando la prima esposizione nel 1904. La stessa cosa vale per Cézanne con la prima mostra nel 1895.
Instaurò una specialissima relazione con Marc Chagall al quale commissiona tra il 1923 e il 1930 la realizzazione dell’illustrazione dei libri “Le anime morte” di Gogol, “Le favole” di La Fontaine e la Bibbia. Con Vollard infatti il libro diventa un prodotto artistico, visibile nelle gallerie e visto alla stregua di un quadro perché si compone proprio dei disegni di artisti di rilievo. Riuscì a unire le sue due più grandi passioni: la letteratura e la grafica. Fu inoltre il primo a utilizzare la stampa come strumento promozionale e divulgativo attraverso la realizzazione di cataloghi, articoli e recensioni.
Nel 1923 in rue Laffitte 59 aprì la prima galleria, più simile ad un bottega. Quella stessa via avrà poi tre gallerie che portano il suo nome.
Consiglio il libro Memorie di un mercante di quadri, scritto direttamente da Ambroise Vollard. Da una pagina ho tratto la citazione che segue e che racconta le prime esperienze tutt’altro che facili e felici di Vollard.
Avevo detto a Rops che mi sarebbe piaciuto fare il mercante di quadri, nella speranza che mi scrivesse due righe di raccomandazione da presentare in qualche galleria dove potermi fare le ossa. <<Io di mercanti non ne conosco quasi>> mi rispose. <<Tratto direttamente con gli amatori>>. Poi, dopo aver riflettuto un momento: <<Però posso aiutarla lo stesso>>.
Prese da un cassetto una fotografia di quando era giovane e me la diede dopo avermi scritto: <<Ad Ambroise Vollard, il Georges Petit di domani>>. Firmato F. Rops.
Una simile presentazione non poteva che lusingarmi. Al tempo stesso, però, mi imbarazzava, per cui non ebbi il coraggio di servirmene. Provai comunque a rivolgermi alla galleria George Petit, per la quale fortunatamente avevo una lettera di presentazione firmata da una banchiere. Non osando rivolgermi direttamente al capo, dirottai su un tizio che sembrava godere di una certa importanza e gli presentai la lettera.
<<Quante lingue straniere parla?>> chiese, dopo avermi lanciato un’occhiata inquisitoria.
<<Nessuna. Ma non ho pretese: all’inizio posso fare a meno dello stipendio>>.
<<Di impiegati che fanno a meno dello stipendio ne ho quanti ne voglio, e parlano anche diverse lingue”>>. Era Georges Petit in persona.
Tra (parentesi)
Una rubrica dedicata alle vostre curiosità
Inviateci le vostre domande e Simone vi risponderà nella prossima newsletter. Spesso tra parentesi o tra i riferimenti a margine ci sono le note più curiose e in pochi le vanno a vedere. Qui invece trovano spazio e trovate spazio voi e la vostra voglia di conoscere.
Alla prossima uscita,
Simone Rega