La storia del fumetto in Italia

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Ciro Cangialosi
Ciro Cangialosi, disegnatore Disney, fumettista, colorista, character designer e docente presso Scuola di Comics.
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Ciro Cangialosi
Ciro Cangialosi, disegnatore Disney, fumettista, colorista, character designer e docente presso Scuola di Comics.

Un viaggio nel tempo alla scoperta dei momenti che hanno segnato la storia del fumetto italiano

Topolino, Tex Willer, Dylan Dog, la Storia di Popeye…. 

Questi sono solo alcuni dei titoli dei classici del fumetto italiano.

Ma qual è la vera storia del fumetto in Italia?

Quali sono stati i momenti che hanno segnato l’evoluzione di questo mezzo di comunicazione?

Oggi ti porto a spasso nel tempo per scoprire come il fumetto abbia preso piede in Italia: dai primi anni del 900 fino al secondo dopo guerra.

Pronto?

Partiamo!

Gli esordi del fumetto in Italia

Nell’articolo di oggi affronteremo quali sono i momenti fondamentali della storia del fumetto in Italia per capire anche quali sono le caratteristiche di queste pubblicazioni e per affrontare un argomento molto importante quando si parla di editoria: il pubblico

Ogni editore di fumetti, infatti, che siano volumi singoli (quelle che oggi si chiamano graphic novel) o fumetti seriali, si chiede sempre a chi sono indirizzate le proprie pubblicazioni e cerca di raggiungere due obiettivi:

  1. intercettare un pubblico quanto più ampio possibile,
  2. assecondare i gusti di quel pubblico invogliandolo ad acquistare e a leggere ancora altre storie.

I primi del 900: il successo del Corriere dei Piccoli

I primi fumetti approdano in Italia nei primi anni del 900, grazie all’idea di creare un giornale per i più piccoli: nasce così il “Corriere dei Piccoli”, all’interno del quale venivano pubblicate pagine di fumetti importati dall’America e dove muovono i primi passi disegnatori come Attilio Mussino (creatore di Bilbolbul) e Sergio Tofano (che inventò il famosissimo Signor Bonaventura).

La caratteristica di questa pubblicazione sono proprio i destinatari: le pagine sono indirizzate a dei lettori “piccoli”, e per questa ragione le traduzioni sono adattate sotto forma di filastrocca. Un’altra caratteristica (questa volta dovuta a questioni grafiche) è che vengono rimossi i balloon e sostituiti con delle didascalie.

Il fascismo: fumetti italiani per gli italiani

L’avvento del regime fascista in Italia segna uno spartiacque anche nel mondo del fumetto.

Con la politica propagandistica e fortemente basata sulla componente iconografica, portata avanti da Mussolini, anche le storie a fumetti arrivate in Italia, a partire dai primi del 900 e che si erano diffuse tra i bambini e i ragazzi grazie soprattutto al “Corriere dei Piccoli”, subiscono alcuni cambiamenti importanti

Continua l’uso, tutto italiano, delle didascalie al posto dei balloon (pratica che verrà via via abbandonata nel dopoguerra), continuano le traduzioni riadattate e spesso trasformate in filastrocche, continuano le italianizzazioni dei nomi per personaggi, ma quello che si nota è una estremizzazione di queste pratiche: i fumetti americani sono progressivamente banditi dalle pubblicazioni italiane e quelli che vengono mantenuti subiscono una revisione profonda nei contenuti, che vengono adattati all’ideologia fascista.

Nascono inoltre i primi “eroi” a fumetti italiani, portavoce delle idee nazionaliste e modelli per i più piccoli.

Ma la cosa più interessante sono i nomi dei personaggi americani: il celebre Mickey Mouse viene trasformato in Topolino, Happy Hooligan in Fortunello, Felix The Cat in Mio Mao, Jiggs and Maggie in Arcibaldo e Petronilla
Le pubblicazioni di questi fumetti sono dovute, oltre che al “Corrierino” e a iniziative come “Il Balilla”, “il Giornalino” e “Jumbo”, alla casa editrice Nerbini, che ha il merito di aver introdotto in Italia l’uso dei balloon e che cederà a Mondadori nel 1937 i diritti di “Topolino” facendo crescere ancora il mercato di questa casa editrice, soprattutto quando Topolino fu l’unico fumetto americano a non subire la censura fascista.

Il secondo dopoguerra: fumetti per gli adulti

Dalle sedi di pubblicazione dei fumetti del secondo dopoguerra emerge un ampliamento importante del pubblico: ora i fumetti non sono più considerati un prodotto per bambini, ma anche per adulti. La rivista “Il Politecnico” e il suo direttore Elio Vittorini hanno un ruolo fondamentale in questo cambiamento, perché non solo pubblica le strisce a fumetti di Popeye, Topolino, BC, ma dedica ai fumetti anche alcuni articoli di approfondimento, tra i quali una lunga intervista a Walt Disney.

Questo interesse continuerà anche negli anni ’60, quando Vittorini parteciperà al dibattito sul fumetto sul numero 1 di “Linus” insieme a Umberto Eco e Oreste del Buono, ma di questo parleremo un’altra volta.
Negli anni Cinquanta nasce inoltre uno dei più importanti e fortunati progetti editoriali del mondo del fumetto italiano, la casa editrice Bonelli, che iniziò a pubblicare i primi albi, cioè volumi interamente dedicati alle storie di un personaggio: il più famoso è Tex Willer, protagonista di un albo che fa ancora oggi appassionare un gran numero di lettori.

Conclusioni

Per ora il nostro viaggio nella storia del fumetto italiano si ferma qui, ma tieniti pronto che a breve ripartiremo per proseguire la nostra avventura per scoprire gli altri classici del fumetto.

Hai qualche idea? 😉

Raccontacelo e prova a tracciare una linea del tempo con i momenti fondamentali della storia del fumetto in Italia.

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