Musei e comunicazione, Zecchin e il suo ciclo di Mille e una notte, gli Scugnizzi di Gemito e…il ripasso più avvincente di sempre!

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Simone Rega
Appassionato d’arte dalla nascita, Simone è Storico dell'Arte, Operatore Culturale, Guida turistica e Blogger d’arte di Mantova.
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Appassionato d’arte dalla nascita, Simone è Storico dell'Arte, Operatore Culturale, Guida turistica e Blogger d’arte di Mantova.

In questo numero:

Quando un museo racconta il meraviglioso

Il ciclo da Mille e una notte in un hotel veneziano  

Gli scugnizzi di Gemito, tra la Grecia ellenistica e Caravaggio

Il ripasso di storia dell’arte per non farvi trovare impreparati

… e altro (tra parentesi)

Buona lettura 😉

Simone Rega

Dentro il museo. Conoscere a distanza

Musei e comunicazione. Si punta al meraviglioso

Come può un museo andare oltre alla solita comunicazione? Basta collaborare con i soggetti giusti, attivare un format di interesse, fidelizzare la clientela e proporre un contenuto originale. Tutto questo lo potete trovare – a distanza e in presenza – nei Musei Civici di Reggio Emilia

Il soggetto giusto che ha portato innovazione è stato Ivan Cenzi, creatore dal 2019 della serie web Bizzarro Bazar e dal 2009 autore del blog omonimo che esplora le storie e le pieghe del meraviglioso e del perturbante dall’antichità ad oggi.

La collaborazione con i Musei Civici nasce all’interno dell’ambito #ispirazioneMuseo ovvero un progetto di comunicazione basato proprio sul coinvolgimento dei creativi al fine di promuovere il patrimonio dei musei con originalità e innovazione. Il matrimonio è stato davvero felice perché il meraviglioso punto di vista di Ivan Cenzi e le collezioni di meraviglie della Rete museale di Reggio parlano la stessa lingua.  

Già li conoscevo entrambi ma in modo separato. Qui, trovarli insieme, ha l’effetto di una scatola di cioccolatini. Iniziate con una prima puntata, magari un po’ scettici, e poi vi assicuro che le finirete tutte. Devo ritornare ai Musei Civici di Reggio e così magari ve li racconto! 

Se invece ci andate prima voi fatemi sapere cosa ne pensate. 

Questo il link del blog di Ivan Cenzi, provate a dare un’occhiata. https://www.bizzarrobazar.com/ 

DA QUI POTETE ACCEDERE ALLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE BIZZARRO BAZAR

DA QUI POTETE ACCEDERE AL SITO DEI MUSEI CIVICI

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Ti racconto. Storie dall’arte

Vittorio Zecchin, non chiamatelo imitatore di Klimt

Vi voglio presentare un artista che non conoscevo fino a poco tempo fa e mi ha davvero sorpreso. Si chiama Zecchin, è nato a Murano nel 1878 e, dato il luogo, non poteva che essere il figlio di un maestro vetraio muranese. Il mondo della Biennale veneziana lo entusiasma perché non vuole continuare il solco artistico del momento ovvero il verismo di fine Ottocento.

Durante le biennali entra in contatto con le ricerche simboliste soprattutto figlie di quel movimento conosciuto come il Secessionismo viennese. La corrente viene fondata da Gustav Klimt nel 1897 assieme ad altri diciannove artisti come risposta ai rigidi canoni della tradizione accademica. Molto avevano in comune Klimt e Zecchin. La ribellione verso lo schema tradizionale e la voglia della novità. I due erano separati solo da sedici anni, più giovane Vittorio di Gustav. 

Gli artisti della Secessione volevano portare l’arte oltre i confini della tradizione esplorando tutte le possibili direzioni come in una sorta di secondo Rinascimento. Le arti plastiche, il design e l’architettura, le arti e i mestieri. Non c’era un unico stile e quindi il movimento accoglie fraglie diverse tra cui i simbolisti e i naturalisti. Torniamo a Vittorio. Nel 1914 presenta alla XI Biennale, assieme al pittore Teodoro Wolf Ferrari, una serie di vetri realizzati presso la vetreria Barovier.

Dal 1918 si comincia ad occupare di arti applicate. In questo stesso anno porta a termine il ciclo delle Mille e una notte. Il committente fu l’Hotel Terminus alla Lista di Spagna, oggi non più esistente e abbattuto durante la seconda guerra mondiale.

Vittorio realizza una serie di tele che servivano per decorare la sala da pranzo per un totale di quaranta metri quadri di superficie. Il ciclo venne in seguito smembrato e oggi diviso in dodici pannelli, di cui sei conservati alla Galleria Internazionale d’arte Moderna di Cà Pesaro e gli altri sei in collezioni private. 

Il Terminus poteva farsi vanto, prima dello smembramento, di poter raccontare ai suoi ospiti la storia di Aladino nel momento in cui si reca dall’imperatore con un grande corteo per chiedere la mano di sua figlia. Come potete vedere dall’immagine la somiglianza con il gusto e lo stile di Klimt è sbalorditiva.

La ricchezza dei dettagli, l’influsso orientale e bizantino, i motivi geometrici, il florilegio lezioso e un’atmosfera da fiaba. Il tutto unito con la sua esperienza di maestro vetraio. Un mix incredibile che raccontava al contempo la grande storia culturale di Venezia.

Tutto bene?

No, perché all’epoca queste tele non piacevano ai critici che snobbavano Vittorio definendolo un “pedissequo imitatore” di Klimt. Dopo la fatica del grande ciclo, a causa anche di queste critiche così cattive, Vittorio abbandona la pittura per dedicarsi alle arti applicate. Dal 1921 al 1925 diventa il direttore artistico della Società Vetri Soffiati Muranesi Cappellin Venini & C.

Realizzando vetri ispirati allo stile pittorico dei pittori veneti del Cinquecento. Negli ultimi anni della sua vita si dedica all’insegnamento negli istituti professionali e la scuola per apprendisti vetrai. 

DA QUI POTETE ACCEDERE ALL’ARTICOLO DI FINESTRE SULL’ARTE

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Zoom. Segni particolari

Gli scugnizzi di Gemito, tra la Grecia ellenistica e Caravaggio

Era piuttosto semplice l’indovinello della scorsa newsletter. La risposta è Zingara di Vincenzo Gemito, disegno conservato presso Palazzo Zevallos a Napoli

Per lo straordinario talento forse Gemito non è così conosciuto come dovrebbe. Provo a raccontarvi chi era e a farvi venire un po’ di curiosità per conoscerlo meglio. Gemito nasce a Napoli nel 1852 e all’età di un giorno fu messo sulla ruota dello Stabilimento dell’Annunziata.

Due settimane dopo venne affidato a Giuseppina Baratta. La sua infanzia sarà povera e turbolenta, di strada e di grande irrequietezza ma dimostra subito delle doti artistiche fuori dal comune. Frequenta gli studi di due scultori fino all’ammissione a dodici anni ai corsi del Regio Istituto di Belle Arti.

Il 1868 è l’anno di esordio di una sua scultura, il Giocatore. Si orienta subito sulle arti plastiche. La sua prima opera venne acquistata da Vittorio Emanuele II per le collezioni di Capodimonte. La sua vita però prende una china bohemienne sempre più simile a quella dei pittori parigini. Nel 1873 conosce Matilde Duffaud che diventa sua convivente e modella nel nuovo studio sulla collina del Mojarello, a Capodimonte.

Nel 1877 si trasferisce a Parigi e la sua arte fa furore. Nel 1878 una sua opera in bronzo – il pescatore napoletano – fa bella mostra presso l’Esposizione Universale di Parigi. Diventano famosi il suo stile e i soggetti che rappresenta. Il pescatore diventa il suo marchio di fabbrica e di riconoscibilità.

Gemito pagava i giovani scugnizzi a rimanere lunghe ore in posa, in equilibrio precario che mettevano in evidenza i muscoli che doveva riportare in scultura. Gemito si colloca abbastanza bene nella tradizione seicentesca di Caravaggio, la sensualità dei suoi soggetti ripresi dal vero, il mondo degli ultimi – da dove proveniva lo stesso Vincenzo – che viene portato alla ribalta.

L’aura parigina non lascia l’artista e lo porta a mostrare il lato più malinconico. Infatti cominciò a soffrire di esaurimenti nervosi, venne rinchiuso nel nosocomio da cui scappa nel 1887 per chiudersi in un isolamento autonomo nella sua dimora di via Tasso. Deliri, digiuni e crisi lo tormentano per diciotto anni. In questo periodo si dedica alla grafica e al disegno utilizzando matita, acquerello, pastello e penna. Proprio come l’opera che vi ho indicato, la Zingara. 

Il suo stile, caravaggesco per un certo verso, riprende anche la scultura greca ellenistica, tutta tesa al verismo schietto, teatrale, crudo ed esagerato. La sua scultura è sempre viva, erotizzata, vibrante che sa giocare con la luce. Siete più curiosi adesso? 

DI SEGUITO POTETE CONSULTARE LA SCHEDA

Indovinello di questa uscita

I tre indizi per la prossima opera:

Ecco gli indizi dell’opera di cui parleremo nella prossima newsletter. Così è talmente facile che gli indizi sarebbero superflui. Il pittore è parigino, nel titolo dell’opera compare la parola “domenica” e l’opera in questione è conservata al The Art Institute di Chicago.

Storie da sfogliare

Pronti per il ripassone di storia dell’arte?

Inizia settembre, riprendono le scuole ed è sempre il tempo giusto per un ultimo ripasso.

Ovviamente noi parliamo di arte contemporanea.

Per farvi rivivere gli ultimi due secoli di arte ho pensato di suggerirvi il libro di Will Gompertz edito da Electa dal titolo “E questa la chiami arte? 150 anni di arte moderna in un batter d’occhio”.

Gompertz è un esperto d’arte della BBC ed è probabilmente stato il primo a portare l’arte su un palcoscenico. Non si tratta del solito volumone – sono cinque centimetri di spessore – didascalico e noioso.

Dentro ci troverete quelle risposte che state cercando e che ancora non vi hanno dato. Il testo non vuole competere per erudizione con altri cataloghi più approfonditi e tecnici ma intende comunque fornire una visione dell’arte con una lettura non accademica, leggera e ricca di aneddoti.

Vi consiglio di partire dall’allegato che trovate subito dopo aver sfogliato le prime pagine. Immaginata come se fosse la cartina della metro di Londra troverete una mappa di tutti i movimenti artistici, le fermate sono rappresentate dagli artisti. Già da questo particolare capirete il “tono di voce” che l’autore ha voluto dare al libro. Fatemi sapere il racconto che più di ogni altro vi ha stupito. Buona lettura! 

Tra (parentesi)

Una rubrica dedicata alle vostre curiosità

Inviateci le vostre domande e Simone vi risponderà nella prossima newsletter. Spesso tra parentesi o tra i riferimenti a margine ci sono le note più curiose e in pochi le vanno a vedere. Qui invece trovano spazio e trovate spazio voi e la vostra voglia di conoscere.

Alla prossima uscita,

Simone Rega

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