Da Topolino, Brigitta e PK ai progetti cinematografici
Continuiamo questa nuova rubrica qui sul Cerchio di Giotto nella quale professionisti del mondo del fumetto ci svelano alcuni interessanti retroscena del loro lavoro.
L’ospite di oggi è un nome molto conosciuto nell’ambiente Disney, sceneggiatore principalmente per “Topolino”, ma anche scrittore per mondo della TV e del cinema. Le sue storie sono state le prime che ho avuto il piacere di disegnare quando ho iniziato anni fa a lavorare per la casa di Walt Disney.
Oggi ti presento Roberto Gagnor.
Ciao Roberto, benvenuto in questo spazio virtuale.
Partiamo con le solite domande di rito: come ti sei approcciato al mondo del fumetto? Nel tuo caso da dove è nata la passione per questo genere di scrittura?
Ciao Ciro e ciao a tutti!
Be’, come tantissimi altri ho imparato a leggere con i fumetti, anzi… con Topolino! Ho passato l’infanzia a fare quello che faccio ancora oggi: inventare storie.
Al tempo le disegnavo anche (ma male): ma ho sempre continuato a disegnare, il che, pur con i miei ovvi limiti, è molto utile per visualizzare la storia, sia nel cinema che nel fumetto. Una volta ho mandato via fax (era il 1991!) una lettera a Giorgio Cavazzano, alla redazione di Topolino, e lui mi rispose, consigliandomi dei libri in inglese per imparare le basi del fumetto. Li comprai, scoprii che le traduzioni erano tutte sbagliate, quindi imparai meglio l’inglese e continuai a scrivere e disegnare. Poi sono passato al cinema: ho scritto e girato qualche corto all’Università (Scienze della Comunicazione a Torino), poi sono stato due mesi in America per un corso di regia e sceneggiatura: da lì ho iniziato a scrivere in inglese, lavorando poi per il cinema anche in Germania. Da lì sono arrivato al Corso RAI per Sceneggiatori a Roma, dove ho imparato tantissimo e ho conosciuto due autori Disney, Giorgio Martignoni e Giulia Conti. Dato che non avevo mai smesso di leggere Topolino, chiesi consigli a Giorgio e Giulia, e loro mi indirizzarono a Ezio Sisto, allora vicedirettore di Topolino. Nonostante un colloquio terrificante (da parte mia), Ezio mi diede fiducia e iniziai a collaborare.
Insomma, ho la fortuna e il privilegio di fare il lavoro che volevo fare fin da piccolo.
Per alcuni sarò scontato, per altri no, ma la figura del disegnatore e quella dello sceneggiatore sono spesso due persone distinte e separate. E in entrambi i casi bisogna essere bravi a “raccontare”.
Che consiglio ti sentiresti di dare a uno sceneggiatore in erba che vuole iniziare ad approcciarsi al mondo del fumetto?
Leggere tanto e di tutto. Guardare film e serie TV. Andare a teatro e al cinema (quando sarà possibile). Giocare con i videogiochi. Leggere tantissimi fumetti.
Insomma: nutrirsi culturalmente.
Senza pregiudizi e senza adagiarsi sulle “cose che ci piacciono” e basta.
La nostra è una dieta culturale: se mangi solo hamburger, poi non sai riconoscere e apprezzare l’aragosta, perché il tuo gusto è ormai appiattito su un unico cibo. Vale lo stesso per film, serie TV, romanzi, saggi, videogiochi, fumetti.
Poi, capire COME funziona qualcosa che ti piace: smontare film e fumetti in scene e vignette per capire come funzionano.
E naturalmente, scrivere tanto, sempre, tutti i giorni. Non conta scrivere dieci pagine un giorno e nulla il giorno dopo: conta avere una media, costante, tutti i giorni. Scrivere tutti i giorni ti dà una disciplina, abitua i tuoi “muscoli”: è un allenamento necessario e insostituibile.
Ricollegandomi al discorso di prima, esistono molte “coppie” di sceneggiatori e disegnatori che hanno trovato una buona sinergia e collaborato per anni sia per fumetti un po’ più autoriali, sia per testate seriali da edicola.
Nel tuo caso c’è stata una o più esperienze nella quale o nelle quali ti sei trovato molto a tuo agio con un disegnatore?
Parecchi, fortunatamente!
Cavazzano (un sogno realizzato!), Sciarrone, Held, Silvia Ziche, Stefano Zanchi, Luca Usai e tanti altri, per citare i primi che mi vengono in mente. E prima o poi dobbiamo fare di nuovo qualcosa insieme anche io e te, sappilo!
C’è invece un personaggio a cui sei affezionato e che magari hai avuto modo di approfondire nelle tue storie aggiungendo qualcosa in più?
Sicuramente Brigitta. Come per qualunque personaggio, puoi vederla come una macchietta, ma se scavi un po’, come in tutti i personaggi Disney, trovi un’umanità profonda. Noi, come cultura, abbiamo il mito dell’amore romantico, che è sempre corrisposto. Invece non è sempre così, anzi! E Brigitta è il simbolo di questa illusione: patetica ma inarrestabile, incapace di vedere l’ovvio ma piena di romanticismo, di sentimento, di forza. Per questo mi piace scriverla, prendendola bonariamente in giro nei suoi eccessi ma amando molto il suo coraggio.
L’ho fatta diventare un supereroe, Brigittik, e ho in mente altre storie con lei. Mi diverte molto e mi sembra dica qualcosa di molto umano: non ce la faccio, ma non mollo mai. Magari un giorno ce la farà, a conquistare Paperone. E io tifo per lei.
Che consigli daresti a un disegnatore del Cerchio di Giotto che si ritrova in mano per la prima volta una sceneggiatura di fumetti?
Dovete pensare che noi sceneggiatori e voi disegnatori non siamo rivali, avversari o semplici strumenti l’uno dell’altro. Anzi, non siamo sceneggiatori o disegnatori: siamo NARRATORI. Perché siamo tutti al servizio della storia.
La domanda da farsi, sempre, è: “cosa serve alla storia? Cosa la porta avanti?“.
Perché lo sceneggiatore ha fatto quella scelta? La risposta non è “voglio fare l’inquadratura cool” o “voglio metterci quella battuta perché mi piace”, ma: perché porta avanti la storia.
Quindi, l’inquadratura migliore, la posa migliore, il tratto migliore, sono quelli che portano avanti la storia. Questo risolve molti problemi, elimina il nostro ego dalla questione e fa anche felice il lettore o lo spettatore – il che dovrebbe essere l’obiettivo finale, sempre.
Ti andrebbe di svelare qualche trucco su come proporre la propria storia ad un editore?
Prima di tutto, pensatela in estrema sintesi: il classico pitch di 5 righe. Scrivetelo e riscrivetelo finché non funziona. E poi, sapete raccontarlo a voce? Se ce la fate, di solito funziona. Se vi bloccate, se vi impappinate, c’è qualcosa che non va.
Poi chiedetevi: cosa c’è di NUOVO in questa storia, di diverso da tutte le altre?
Nel marketing si chiama U.S.P., Unique Selling Proposition: una proposta di vendita unica nel suo genere.
E poi, comunicate la vostra PASSIONE. Un editore dovrà investire tempo, lavoro e soprattutto un sacco di soldi, per portare in edicola o in libreria la vostra storia. Un investimento ad alto rischio. Potrebbe spendere quei soldi altrove e avere molte più sicurezze. Ma anche lui lo fa per passione: perché, come voi, ama le storie. Fatela sentire, quella vostra passione, quando scrivete, quando raccontate la vostra storia. All’inizio c’è solo quella. Ma può bastare, all’inizio. Poi dovrete lavorare un sacco, naturalmente… ma se c’è la vostra passione, la sentiranno anche gli altri.
Dicevamo inizialmente, non solo fumetti… Infatti, spazi veramente su tanti fronti. Ti va di raccontarci un po’ quali sono state le tue ultime esperienze lavorative sia nel modo del fumetto ma anche in altri ambiti?
Lavoro sempre su più progetti e con più media. Un po’ per motivi economici (sono un freelance!), un po’ perché sono curioso e non voglio fossilizzarmi su una cosa sola, rischiando di farne una maniera espressiva: se non cambi spesso, se non ti evolvi, sei finito, in questo lavoro. Mi piace imparare cose in un medium e portarle a un altro, e viceversa.
Ho finito da poco di fare il capo-autore di FOOD WIZARDS, una serie animata di Rai Ragazzi, MAD Entertainment e Zocotoco, che uscirà nel 2022: 26 episodi che parleranno di alimentazione per ragazzi, tra avventure nel corpo umano e cibi… magici! È una serie di cui sono co-creatore, ho fatto l’head-writer e ho scritto un po’ di episodi, divertendomi moltissimo. A settembre usciranno LE GOCCE, una graphic novel per bambini, con Shockdom, scritta da me da un’idea e con i disegni – favolosi – di Stefano Zanchi. In quel periodo uscirà anche DIECI, una storia della Juventus a fumetti, scritta da me e disegnata dal giovane e talentuoso Edoardo Audino, per le Edizioni del Capricorno.
In più, vari progetti cinematografici, rallentati naturalmente dal Covid, come COMIC BOOK SOULS, una commedia romantica su due… fumettisti che si innamorano! La produzione è tedesca, l’ho scritta io in inglese e mi piacerebbe riuscire ad esserne anche il regista: vedremo. In più, come al solito, Topolino e PK!
Hai qualche buona lettura da consigliarci?
Parecchie… e non solo come lettura!
Come romanzo, Via col Vento: come tutti ho visto il film, ma solo ora ho letto il romanzo: un affresco storico scritto mirabilmente.
Come fumetto, Aldobrando di Gipi e Luigi Critone: un Medioevo straniato e straniante, con disegni e colori meravigliosi.
Come serie TV, The West Wing, del 2000 ma scoperto ora su Prime Video: un capolavoro di scrittura di Aaron Sorkin. La vita alla Casa Bianca di un presidente democratico (Martin Sheen) e del suo staff, tra passioni politiche, drammi personali, idee, errori e coraggio. Come film, Tonya, di C. Gillespie, anche questo scoperto da poco: una storia vera di gente che mente a se stessa e agli altri, tra talento e violenza, con un bel po’ di humor nero.
Grazie Roberto!
Grazie a te e a voi! 😊
Hai trovato interessante l’intervista?
Scrivimelo nei commenti 😉
Ci sentiamo presto,
Ciro.
Una risposta
L’ho trovata molto piacevole e soprattutto carica di energia positiva. Mi ha trasmesso quell’entusiasmo che serviva in un periodo buio e privo di aspettative come questo. Grazie Cerchio di Giotto. BUONA PASQUA !